Torna la rassegna teatrale “Riprendiamoci la scena”

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Giunge alla terza edizione la rassegna teatrale “Riprendiamoci la scena”. L’iniziativa, organizzata di concerto dal Presidio Libera di Foggia “N. Ciuffreda e F. Marcone”, dall’Associazione Nazionale Magistrati – sezione di Foggia, si intitolerà “Storie di straordinaria quotidianità”. Le compagnie teatrali coinvolte (piccola compagnia impertinente, Piccolo Teatro di Foggia, Teatro dei Limoni, Teatro della Polvere) porteranno in scena quattro rappresentazioni che consentiranno di riflettere sulla forza trasformativa, che si attiva quando, nelle varie situazioni, lasciamo spazio ai sentimenti che ci muovono. Allora può cambiare la relazione con il luogo in cui viviamo e può aprirsi, nella quotidianità, lo spazio per la stra/ordinarietà, per un ripensamento, per prospettive inedite. È così per Elga Firsch – messa in scena in “io Accuso” dal Teatro dei Limoni – che, quando il campo di concentramento viene liberato potrebbe finalmente interrompere quella quotidianità imposta, invece si sente trattenuta da un sentimento più forte, dal bisogno di fare memoria, raccogliendo le prove della colpevolezza di chi lei considera il vero responsabile di quella immane tragedia. È così per la quotidianità raccontata dal Piccolo Teatro di Foggia in “Collocazione provvisoria”, in cui gli attori in scena si interrogano sorridendo sulla provvisorietà del nostro tempo fra lavoro, politica, sanità, rapporto degli uomini con le donne in cui è richiesta una trasformazione improcrastinabile, ma difficile. La quotidianità di una vita invasa dai social network viene invece interrogata in “Don’t care”, messo in scena dalla piccola compagnia impertinente, con i rischi e l’angoscia che spesso l’accompagnano, finché un evento improvviso rompe l’ordinarietà aprendo a nuove riflessioni su cosa significhi vivere. Il carcere è invece la quotidianità di Cristina e Maggie – portate in scena con “Angoli” dal Teatro della Polvere – e anche lì è la solidarietà, la conoscenza del dolore dell’altra a trasformare la relazione con il luogo, trovando un nuovo modo di vivere. Sta succedendo, in questo momento, che la Storia venga sempre più rappresentata come il risultato di rapporti di forza che prescindono dalla nostra volontà e da ciò che sentiamo come uomini e donne del nostro tempo, restituendoci l’impressione di essere superflui e che l’inedito non abbia alcuno spazio.

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